LE TRADIZIONI


L'insieme delle tradizioni, delle attività artigianali e delle pratiche legate al folklore e alla storia popolare rappresentano uno straordinario patrimonio che condensa una parte importante dell'identità di una comunità. Specialmente nei piccoli borghi,  riti antichi, credenze popolari, ricette culinarie  e particolari forme di artigianato affondano le proprie radici in un passato lontanissimo, addirittura precedente alla stessa fondazione degli attuali centri abitati. Nella definizione di queste peculiarità territoriali è forte la vocazione agricola e pastorale delle popolazioni che hanno vissuto sulla  Maiella, a cui va ad aggiungersi una religiosità intrisa di suggestioni che si muovono sul confine tra una rigorosa osservanza, dovuta alla presenza dei monaci, ed un carattere più intimo e familiare. 

Centro delle tradizioni religiose, che affondano in culti precristiani, è senz'altro l'acqua, legata alla fecondità, alla purificazione e alla rinascita, e quindi intrecciata tanto con il sacro quanto con la magia; questo aspetto si connette con la sacralità dei riti legati all'agricoltura, tutti miranti a favorire la maggiore crescita di semi e piante, un buon quantitativo di piogge e l'assenza di malattie. Emblematico è il rituale dello strofinamento, che propizia la fertilità e la buona salute.

Le tradizioni di Abbateggio rappresentano un esempio significativo che permette di cogliere i tratti di un'esistenza legata alle risorse dell'ambiente naturale che hanno definito la storia dei luoghi su cui è sorto il borgo.


IL CULTO DEI SANTI E LA DEVOZIONE

Statua della Madonna dell'Elcina
Statua della Madonna dell'Elcina

Si narra che, tra il XV e il XVI secolo, due pastorelli muti di Abbateggio pascolavano sulla collina dell'Elcina e videro su un leccio una Signora, e ai piedi dell'albero un quadro con la Madonna e Gesù Bambino. La signora disse per tre volte che voleva una chiesa in quel luogo; i bambini corsero a casa e parlarono per la prima volta raccontando il prodigio. Tutto il paese venne a sapere il fatto e gli abitanti seguirono i due bambini vicino all'albero; essi vedevano la Signora e la gente solo il quadro. L'immagine fu portata più volte nella chiesa di San Lorenzo ma tutte le volte fu rinvenuta di nuovo presso l'albero: allora, comprese le intenzioni della Madonna, fu costruita in quel luogo la chiesa della Madonna dell'Elcina. 

Tuttora la Madonna dell'Elcina è al centro di rituali e festeggiamenti che si svolgono l'8 settembre di ogni anno. L'immagine viene riportata al santuario da una processione guidata da un corteo di donne, recanti sulla testa conche di rame decorate di spighe e piene di grano. Arrivati a destinazione si svolgono l'asta del grano e la cosiddetta "stanga", un'altra asta per aggiudicare il diritto di portare la statua. Questo rituale conclude annualmente il ciclo agrario del grano, festeggiando con la processione dei donativi il raccolto. Le feste di ringraziamento, tra cui quella appena descritta, rimarcano il delicato periodo di transizione tra la stagione estiva del raccolto e quella della semina, associata all'oscurità della germinazione. 

Il quadro della Madonna dell'Elcina portato in processione
Il quadro della Madonna dell'Elcina portato in processione

Sul territorio abbateggiano, oltre ai riti in onore della Madonna dell'Elcina, sono presenti i culti di diversi altri santi, ognuno con le sue peculiarità e legati a precise festività, tradizioni e periodi dell'anno. 

Anche ad Abbateggio, come del resto in tutto l'Abruzzo, Sant'Antonio Abate è al centro di riti e rievocazioni che si svolgono il 17 gennaio, con la rappresentazione del dramma sacro della vita e delle tentazioni del Santo.

In contrada Sant'Agata sono visibili i resti di una chiesetta di epoca altomedievale dedicata alla santa a cui vennero asportati i seni; un documento relativo alla visita pastorale del 1629 menziona tale chiesa come ormai destructa, ma in occasione di un'altra visita del 1839 si afferma che la venerazione per la santa in quel luogo continuava ancora. La tradizione racconta che la giovane Agata, una ragazza di nobile famiglia e molto bella, si convertì segretamente al cristianesimo nel III secolo d.C. durante le persecuzioni che l'imperatore Decio mise in atto contro i cristiani. Il proconsole pagano Quinziano si innamorò di Agata ma la giovane, che si era ormai convertita e aveva fatto voto di castità, respinse il tentativo di seduzione. Il proconsole romano a quel punto rinchiuse Agata in prigione e la torturò facendole asportare i seni. Le prepotenze di Quinziano non riuscirono a prevalere e alla fine la giovane venne martirizzata. Oggi Sant'Agata è la protettrice delle balie e attorno alla sua figura si è diffusa una forte devozione; negli anni addietro, le pratiche rituali connesse al culto di Agata avevano un'origine che si ricollegava direttamente alle divinità dell'abbondanza e della fertilità di epoca italica e romana. Ad Abbateggio è attestata la consuetudine dei bagni propiziatori che le donne gravide o che dovevano allattare eseguivano nella fontana che sorgeva accanto alla chiesa dedicata alla santa. La tradizione vuole che le donne, mentre si recavano a compiere questo rito, dovevano donare cibi o bevande precedentemente preparate ai passanti che incontravano. Giunte alla fontana sorseggiavano l'acqua ritenuta miracolosa, si bagnava il petto e recitavano delle preghiere e delle invocazioni a Sant'Agata. Sulla Maiella il rito di Sant'Agata era molto diffuso e ad Abbateggio solo da pochi decenni è cessato, tanto che i più anziani ricordano bene questa antica pratica e la forte venerazione che veniva rivolta alla santa protettrice delle donne che allattano.

Un altro santo molto venerato in paese è San Lorenzo. La devozione popolare degli abbateggiani verso San Lorenzo si lega a diverse leggende che si intrecciano con il territorio circostante e con fenomeni storici come il brigantaggio. Grotte, anfratti scoscesi, eremi inaccessibili, infatti, sono stati utilizzati dai briganti per sfuggire all'esercito di Vittorio Emanuele. Abbateggio fu uno dei paesi della Maiella maggiormente frequentati dai briganti e la popolazione locale, non di rado imparentata con alcuni fuorilegge, a volte simpatizzava con questi uomini che incutevano anche un certo timore. Per questi motivi le autorità del neonato stato italiano, al minimo sospetto di qualche forma di connivenza tra la popolazione civile e le bande armate della Maiella, non esitavano a compiere atti di dura rappresaglia. Ad un aneddoto del genere viene fatto risalire un miracolo di San Lorenzo. Un gruppo di soldati italiani vennero incaricati di "spianare Abbateggio" pur di scovare i briganti. Quando l'esercito giunse alle porte del paese incontrarono un uomo a cavallo che si rivolse al capitano chiedendo dove andavano e che intenzioni avevano. Il capitano rispose che avrebbero messo a ferro e fuoco il paese e l'uomo a cavallo chiese: "Entrate di buon ordine?" e il capitano rispose di no; proprio in quell'istante venne colpito da un forte dolore agli occhi e perse la vista. L'episodio si ripeté per una seconda volta. Alla terza volta il capitano rispose di si e all'instante riacquistò la vista. Entrato in paese riconobbe nella statua di San Lorenzo Martire l'uomo che aveva incontrato e si inginocchiò a pregare. Un secondo aneddoto racconta che durante un periodo di ostilità tra Abbateggio e Caramanico gli abitanti di Caramanico scesero verso Abbateggio con intenzioni bellicose, ma furono fermati da un esercito apparso dal nulla con in testa un uomo a cavallo e fuggirono per la paura. L'uomo a cavallo era San Lorenzo.

Statua di San Bartolomeo
Statua di San Bartolomeo

Gli abitanti di Abbateggio sono storicamente legati da una profonda devozione a San Bartolomeo. Il 25 agosto di ogni anno, infatti, nel cuore della notte si recano in pellegrinaggio al vicino eremo attraverso un sentiero che secondo la tradizione è stato creato proprio per volontà del santo. Il sentiero, prima di giungere all'eremo, passa al di sopra di un torrente attraverso un ponte naturale formato da un unico enorme masso squadrato e tenuto in posizione da una macera di piccole pietre; la formazione è del tutto naturale, e perciò la leggenda popolare vuole che il ponte sia stato messo in opera in maniera miracolosa. Anche il torrente stesso sarebbe scaturito dalle rocce colpite da San Bartolomeo con un colpo di catena. Emerge l'importanza dell'acqua in un'economia di sopravvivenza di carattere agricolo e pastorale, caricata di simbologie a carattere devozionale. In particolare è presente un rito di strofinamento da parte dei pellegrini sulla statua del santo; essi attingono anche alle vasche di raccolta delle acque per bagnarsi, allo scopo di guarire o conservarsi in buona salute.


ARTIGIANATO TRADIZIONALE

Cesta in vimini
Cesta in vimini

Come la maggior parte dei piccoli centri anche Abbateggio custodisce un ricco repertorio di attività tradizionali legate all'artigianato. Accanto ai comuni falegnami e fabbri esistono altre lavorazioni peculiari. Un esempio è dato dalle opere murarie realizzate a mano da mastri muratori abili nel costruire le tipiche case in pietra che costituiscono la caratteristica edilizia locale. I mastri muratori lavoravano a stretto contatto con gli scalpellini, dediti a conferire un piglio più decorativo ad alcuni elementi architettonici come i portali o, all'interno delle case, i caminetti. Un'altra arte praticata tradizionalmente è quella della fabbricazione di ceste e oggetti in vimini detti in dialetto "li cannistr", realizzati con rami di salice o di castagno oppure canne. Le canne erano raccolte  a gennaio, mentre i vimini a primavera. Infine non bisogna trascurare di menzionare i lavori a maglia e all'uncinetto, con cui sono realizzate tende  e decorazioni che ornano ancora oggi le finestre delle case del centro storico.


STRUMENTI MUSICALI, BALLI E CANTI

Calascione
Calascione

Negli ultimi tempi sono state condotte delle ricerche nel tentativo di recuperare il repertorio degli strumenti musicali, dei balli e dei canti popolari dei vari paesi dell'area pedemontana della Maiella pescarese. Ad Abbateggio sono stati rintracciati elementi di interesse storico legati a dei balli antichi tipici della regione Abruzzo, che in ambito locale hanno evidenziato caratteri originali. Alcuni gruppi folkloristici della zona hanno impedito che questa tradizione andasse perduta recuperando le forme musicali tradizionali. Si tratta della saltarella e della più antica ballarella, due danze praticate in occasioni di feste e ricorrenze popolari di ambito profano, che attraverso una sorta di rituale, nel quale l'uomo iniziava la danza, avevano scopo di corteggiamento. Importante è anche la presenza di strumenti musicali realizzati con materiale a volte costituito da scarti di lavorazione del legno o ricavati da altri arbusti come la canna. Presente un po' ovunque sulla Maiella  e con diverse varianti è il calascione, uno strumento a corda simile alle moderne chitarre, attestato anche ad Abbateggio. La sua forma presentava delle varianti nella cassa che poteva essere piatta o bombata. Questa differenza tipologica, seppur possa apparire come una preferenza stilistica legata al suono, è in realtà una scelta obbligata dal tipo di legno utilizzato, di norma il pioppo. Il calascione aveva quattro corde ricavate dalle budella essiccate degli animali. 

Tamburello
Tamburello

Il secondo strumento tipico e tra i più diffusi fino alla metà del '900 era il tamburello, anch'esso presente nell'intera area della Maiella, ma caratterizzato da alcune varianti distinte per dimensioni e disposizione dei sonagli. Il tamburello di Abbateggio era differente da quelli dei paesi circostanti per le dimensioni: aveva un diametro di circa 28-29 cm e una profondità di circa 8 cm che ne facevano uno dei più piccoli. La prassi costruttiva invece era la stessa per tutti i tipi. La parte in legno circolare era derivata da un setaccio della farina sul quale veniva estesa la pelle, che poteva essere di pecora o capra, ma anche di tasso. Sull'anello circolare di legno erano praticate delle aperture per inserire dei sonagli di latta, tenuti insieme da filo di ferro. Il tamburello era molto diffuso, in quanto si utilizzava per accompagnare le danze della saltarella e della ballarella.

Accanto al calascione e al tamburello vi erano altri strumenti detti "minori", piccoli oggetti realizzati per diletto da pastori e contadini mentre erano al lavoro. La scupine era ottenuta con la vescica di un maiale adeguatamente lavorata e trattata per realizzare un sacchetto sul quale si innestava un soffiatoio in canna. In questo modo si realizzava uno strumento a fiato di piccole dimensione simile alla zampogna. Sempre tra gli strumenti a fiato molto particolare era lu ciuffularelle, un flauto ricavato dalla canna oppure dal legno, che poteva avere 5 o 6 fori; esisteva anche una variante, che però veniva suonata di traverso, chiamata lu fraule. Fino agli anni '30 del '900 è attestata la presenza di un collettivo che eseguiva con gli strumenti tradizionali sia l'accompagnamento dei riti sacri durante le feste patronali, sia i balli delle feste profane. Sempre ad Abbateggio operava un artigiano specializzato nella costruzione di flauti in canna.


UNA TRANSUMANZA PARTICOLARE: LA MONTICAZIONE

La transumanza, ossia il trasferimento del bestiame dai pascoli delle montagne abruzzesi verso il Tavoliere delle Puglie in inverno, fu praticata fin da tempi assai remoti. Già durante il periodo romano, infatti, con l'arrivo dei primi freddi, le greggi venivano condotte verso il sud Italia attraverso i tratturi, grandi assi viari che ricalcavano percorsi naturali la cui origine risale a prima della romanizzazione. Le greggi sottoposte a transumanza risiedevano sulle montagne abruzzesi per soli cinque mesi l'anno, nel periodo estivo, prima di mettersi in cammino per svernare nel Tavoliere delle Puglie. La transumanza può essere considerata per molto tempo un cardine dell'economia locale, tanto che la sua pratica fu normata con l'istituzione di dogane e regolamenti per il traffico viario e la spartizione dei pascoli. Questa pratica è perdurata fino ad un periodo successivo all'unità d'Italia, ma un'altra forma di spostamento del bestiame diversa dalla transumanza orizzontale viene ancora praticata sulla Maiella. Si tratta della monticazione, che consiste sempre nella ricerca di nuovi pascoli attraverso una mobilità su piccole porzioni di territorio in senso verticale. In inverno, infatti, il bestiame viene condotto verso valle, per risalire in estate alle quote più elevate dove l'erba è più abbondante. Questa particolare forma di transumanza è ancora presente ad Abbateggio. Poco fuori dal paese ci sono ovili, stalle e masserie ancora attive che mantengono in vita questa tradizione. La pastorizia monticante, infatti, è legata a piccoli greggi e alla conoscenza approfondita del territorio da parte dei pastori che la mettono in pratica. I regolamenti vengono presi con degli accordi orali per la spartizione degli spazi, e non di rado le greggi di più pastori vengono uniti e i capi di bestiame riconosciuti attraverso la "segnatura", un marchio verniciato su ogni animale che riporta le iniziali del nome del proprietario.